Marco
Autor: Marco Erba • February 13, 2016 • Creative Writing • 1,384 Words (6 Pages) • 637 Views
Sono pronto ad uscire.
Stanotte è la notte perfetta per distribuire il dolore.
Stanotte è la notte perfetta per dispensare la morte.
Uccidere è sempre stato facile per me. Molto più che vivere. Lo sento quasi come un dovere, un compito cui io non possa sottrarmi. L’impulso che mi trascina stasera è molto più forte di quanto sia mai stato sinora. E’ come un battito ritmico, sordo, nelle tempie, dietro gli occhi. E’ quasi ipnotico e mi schiarisce la mente, la libera da ogni timore e preoccupazione.
Non ho nessun dubbio. Nessuna incertezza.
Di certo non come ieri pomeriggio, con quella donna che passeggiava nel vicolo dietro al Duomo… oh no. Ieri ho esagerato con la prudenza. Sarebbero bastati pochi istanti, ma per qualche motivo, all’ultimo momento, ho esitato. La donna ha svoltato in una strada più frequentata, salvandosi la vita, senza sapere quanto fosse stata vicina ad incontrare la morte.
Ora è tutto diverso. Anche il clima congiura a creare le condizioni ideali. La notte è fredda, deserta e senza luna; una spessa coltre di nebbia soffoca la città, scivola tra i vicoli del centro storico lacerandosi in brandelli sulle punte aguzze dei tetti. Una fiamma viva percorre tutto il mio corpo, mi penetra le membra, sono divorato da un insaziabile appetito.
E sono pronto, oh sì, sono pronto. Il coltello che nascondo nella tasca sinistra della giacca smania per essere usato. Lo sento reclamare a gran voce, chiedere che io gli dia vita. Lo sento quasi muoversi da solo, attraverso il raso sottile della fodera della tasca.
Dietro i vetri appannati dell’auto vedo pochi passanti sfilare lungo la strada. Il parcheggio che ho trovato non poteva essere migliore: in una zona poco illuminata, ai margini della periferia, nessuna telecamera in vista. Mi aspetta una lunga passeggiata per raggiungere il centro, ma è più prudente così. L’auto rimarrà parcheggiata qui per parecchi giorni. Non è troppo nuova o pulita da attirare l’attenzione, né troppo sporca da destare sospetti.
Sono impaziente di uscire all’aperto, ma devo aspettare ancora qualche minuto. La gente cena tardi da queste parti e per le strade m’imbatterei soltanto in persone che si affrettano verso casa. Persone con qualcuno che le aspetta, con qualcuno che si potrebbe impensierire non vedendole tornare.
Sono altre le mie vittime ideali.
Sono quelle che escono dopocena, quelle di cui nessuno si preoccupa fino a tarda notte. O ancora meglio fino al mattino successivo. Quelle che mi permettono di essere già lontano quando i loro corpi rigidi e senza vita vengono ritrovati.
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